Mi è sempre presa una voglia di scrivere e pensare quando viaggio verso Torino o quando aspetto il pullman per tornare in stazione e prendere il treno. Mi viene una strana ispirazione che devo soddisfare e allora scrivo pensieri.
Tutti
cadiamo, inciampiamo nelle debolezze umane che ci sono proprie, anche le più
elevate personalità lo fanno, la loro grandezza sta nel riconoscerlo.
Sentirsi
come un sacchetto di plastica perso per strada e sballottato dal passaggio
delle macchine.
Si
leggono storie nei mozziconi lasciati al bordo dei marciapiedi, alla fermata
del tram, fuori da un bar. Ultime boccate date veloce, ritrovo serale, bivacco
apatico.
Pensieri
come stelle, brillano in alto nell’oscurità. Emergono nella nostra mente.
Possono brillare per anni senza spegnersi, come i ricordi. O si spengono
diventando inerti.
Chissà
quanti sentimenti, sensazioni, non hanno nome.
Guardo fuori dal finestrino. Gli
occhi si posano su immagini, ripercorrono le stesse insegne, gli stessi negozi,
le persone sui marciapiedi. Coppie in macchina che si scambiano un bacio al
semaforo.
Come un’ osservatrice nascosta scruto la vita degli altri, la città,
il cielo e penso… Un pensiero dietro l’altro, scivolano veloci, passo dal
ricordo al futuro. E’ un attimo. Un breve viaggio non solo verso la stazione.
Calarsi dentro per poi riemergere.
La
prossima è la mia. Prenoto. Scendo. Mi aggiungo al fiume di persone che va ai
binari. Il tabellone non segna ancora il mio treno. Mi guardo intorno e per
ingannare il tempo faccio quello che mi riesce meglio: osservo.
Ogni volta
scopro particolari diversi.
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