lunedì 30 agosto 2010

RECENSIONE "GRAN TORINO"

GRAN TORINO

E' "Gran Torino" l'ultima fatica di Clint Eastwood. La Gran Torino del titolo è una macchina sportiva, classe 1972, che il protagonista Walt Kowalski (Eastwood) tiene gelosamente in garage senza mai usarla. Lui è un anziano scorbutico e cinico che vive ormai la sua vecchiaia solo col cane Daisy, essendo mancata la moglie. E' un veterano della guerra di Corea che si porta dietro il peso delle nefandezze che ha dovuto compiere; ha un rapporto inesistente con figli e nipoti e con il resto del mondo tranne che con pochi strampalati amici. Il parroco della città, sotto promessa fatta alla moglie, cerca di farlo aprire ma lui non si "sbottona" se non verso la fine del film, e in ogni caso, sempre "a modo suo". Ormai è l'unico americano (di origini polacche) a vivere nel quartiere-ghetto dove ci sono soltanto asiatici. Ma, ironia della sorte, Walt comincia a intessere un rapporto proprio coi suoi vicini prima tanto odiati, che dopo averlo visto salvare il ragazzo Tao da una gang di teppisti, considerano un eroe. La situazione, apparentemente risolta, precipita sempre più fino a raggiungere il climax nell'epilogo che, ovviamente, non poteva non contenere un colpo di scena... Pellicola ben diretta per dialoghi brillanti, montaggio sagace e ritmo omogeneo. La trama è delle più banali ma il modo in cui è stato costruito il film rende secondario questo aspetto. Forse alcuni punti della storia sono rimasti irrisolti e non ulteriormente sviluppati ma sarà stata una scelta di Eastwood che, come sempre, non è mai scontato.


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