Ho letto l'altro giorno un articolo su La Stampa in cui si parlava del vivere "leggero".
Rempiamo la nostra vita non soltanto di cose che a lungo andare risultano inutili e accatastate a prendere polvere, spesso tendiamo ad accumulare anche relazioni sterili, a comprimere il tempo stressandoci.
La soluzione? Liberarsi, fare spazio, buttare, ordinare, pulire, dentro e fuori di noi.
Spesso quello che ci trattiene dal liberarci di una cosa è un fattore psicologico, classifichiamo alcune cose associandole a ricordi, belli o brutti che siano.
Per quanto riguarda le relazioni, ci accorgiamo tardi di quanto in realtà molte di esse siano soltanto rumore in mezzo a pochissima musica e allora meglio eliminarle, ci guadagneremo in umore e qualità.
Viviamo in una società che genera bisogni che non esistono, desideri progettati e diffusi ad hoc per indurci a comprare cose e convincerci di non poterne fare a meno.
Di solito chi ha voglia d'ordine non vuole soltanto quello fisico, tangibile, vuole anche quello interiore. Possedere meno cose ma necessarie genera relax e allontana lo stress. Aprire l'armadio e vedere una giusta quantità di cose ci assicurerà che le indosseremo tutte mentre ora, sicuramente, l'80% di quello che abbiamo non viene indossato.
Il momento dell'acquisto gratifica ma ci chiediamo sempre: "quella cosa mi serve davvero?".
La filosofia del vivere leggeri non è facile da seguire, molti la estremizzano scegliendo un lavoro in campagna dopo averne lasciato uno in città.
Alcuni ritengono che si possa benissimo vivere con 100 cose, una bella sfida oggi.
Fare ordine nella vita materiale è anche lo specchio di quella interiore e sociale: chi ha voglia d'ordine spesso è alla ricerca di qualcosa che pensa perduto, qualcosa che non trova o semplicemente ha voglia di pulizia in tutti i sensi, scrollarsi relazioni stantie, vecchi ricordi o ritagliarsi dei momenti di silenzio immergendosi nella solitudine come un asceta metropolitano.
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