sabato 15 gennaio 2011

GELMINI: SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE AMENITA'

Dopo le dichiarazioni del caro Ministro Gelmini (mi dispiace dover mettere la maiuscola all’appellativo ministro) a Ballarò su Scienze della comunicazione e lauree affini ritenute “inutili”, oltre che amenità, mi sento in dovere di rispondere.

Sono una laureanda in Comunicazione e culture dei media a Torino. Ho conseguito la triennale l’anno scorso in Scienze della comunicazione.

Il mio corso di laurea è relativamente giovane, nasce circa una ventina d’anni fa. Se il corso esiste ancora oggi ed è stata permessa la sua attivazione vuol dire che non era e non è un’amenità.

La comunicazione è ovunque intorno a noi, in ogni campo, in ogni relazione, abitiamo in una semiosfera piena di significati. Il futuro della società è nella comunicazione basta vedere la rete dei media: stampa, radio, tv, web e tutti gli altri ibridi che stanno nascendo e quelli che nasceranno ancora. Scienze della comunicazione non è soltanto giornalismo, come molti credono, a dimostrazione che i più non conoscono questo corso di laurea, che offerta formativa presenta, quali campi ricopre. Non è “solo” giornalismo è tutto ciò che concerne la comunicazione: dal marketing alla pubblicità, dal cinema al web, dalla stampa alla radio alla tv, dall’editoria al giornalismo ecc.

Tutto questo è “solo” Scienze della comunicazione e i corsi di laurea affini. Vogliamo ridurre tutta la comunicazione a un’amenità? Essa è un valore così grande che non merita di essere trattata come inutile e tanto meno chi si dedica al suo studio. Forse, però, i vari corsi post laurea e master in giornalismo & co. non saranno depennati, peccato che siano a pagamento e che richiedano il doppio ,se non più, di una retta annuale di una università pubblica.

Mi sento arrabbiata e offesa dalle dichiarazioni della Gelmini e sono determinata più che mai a dimostrare che si sbaglia, a dimostrare che il mio corso di laurea è valido ma tanto è più valida la persona che lo segue poiché non è la tipologia di laurea che fa il talento e le capacità di una persona ma è la persona stessa.

Tutto il giornalismo, l’editoria, la pubblicità, il marketing, gli uffici stampa, lo studio dei media, il cinema, web, radio, tv, tutto una montagna di amenità da depennare subito.

Se vogliamo depennare tutto questo cosa ci resta? I “profili professionali”, come li chiama il ministro, ci restano, gli studi tecnici. E la comunicazione dove la mettiamo? Forse non serve più ma io non sono d’accordo.

Lidia Modena

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